C.N.Ar. NON PERVENUTO!

Cari amici, colleghi, simpatizzanti e sostenitori,

nelle scorse settimane abbiamo inviato una serie di semplici riflessioni e domande al C.N.Ar. che alcuni di voi, associati o meno, ci hanno richiesto di veicolare, sia via e-mail sia provando ad interloquire con alcuni consiglieri, ma siamo stati rispediti al mittente.


Di seguito vi riportiamo quanto abbiamo domandato:

Per quanto riguarda la tassa di iscrizione, molti colleghi reputano, ad oggi, questo un costo eccessivo, considerando soprattutto l’alto rischio di un probabile ritorno a chiusure a macchia di leopardo e a protocolli di attività differenziati in conseguenza dei diversi colori delle regioni. Un possibile stop, dovuto ad evidenti ed oggettive contingenze, ai vari campionati, per motivazioni legate alla situazione pandemica che ci vede, al momento, ancora tutti coinvolti.
Come categoria, siamo gli unici, oltre agli allenatori (inquadrati come liberi professionisti) a dover pagare per intero il tesseramento, sebbene siamo giuridicamente associati alla FIR.

E’ possibile auspicare da parte della Federazione l’applicazione di un corrispettivo perlomeno dimezzato per il rinnovo del tesseramento, giusto per la mera copertura assicurativa nell’eventualità le condizioni ci pongano nella possibilità di scendere in campo?

RISPOSTA NON PERVENUTA


Fino alla passata stagione, tutte le denunce di sinistri di gioco, venivano inoltrate e gestite dalla AIR (Associazione Italiana Rugbysti), che seguiva la pratica dall’apertura fino alla liquidazione, con assistenza legale e di medicina legale. Il tutto veniva effettuato senza alcun tipo di esborso da parte dell’arbitro. Il nuovo incarico assegnato alla MAG, invece ci pone a dover seguire, in caso di infortunio, tutto l’iter burocratico senza aiuto alcuno, poiché come specificato nel contratto di servizio FIR/MAG, questi ultimi sono tenuti al solo e mero inoltro delle pratiche e documentazioni che gli vengono fornite. Tale cambiamento comporta un esborso da parte nostra che siamo costretti, per far valere i nostri diritti, a rivolgerci ad un legale e anticipare le spese previste per il disbrigo delle pratiche.

Non credete che tale trattamento infici sulla ricostruzione del movimento e sull’attrattiva di avvicinarsi al mondo arbitrale poiché vengono meno i basilari presupposti di tutela e copertura, c’è la possibilità di rivedere parti del contratto con la MAG?

RISPOSTA NON PERVENUTA


Richiediamo cortesemente un chiarimento dal CNAr. per quanto concerne la questione del rilascio del certificato medico sportivo per attività agonistica al fine del rinnovo del tesseramento, in quanto crediamo sia presente una anomalia di interpretazione:

Nelle faq-Covid 19 pubblicate sul sito della Federazione (https://covid-19.federugby.it/#faq1), alla voce “Altri provvedimenti di interesse per il mondo sportivo adottati dalle autorità competenti” – lettera F – alla domanda “Quali indicazioni si devono seguire per lo svolgimento delle visite medico sportive?
si risponde: “Le visite medico sportive a seguito di guarigione da positività al virus Sarà-Cov-2, dovranno svolgersi in linea con le indicazioni fornite dalla FMSI alle quali si rinvia”.

Sul sito della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana), è presente il seguente documento -ultimo disponibile-: “Il Ministero della salute approva i Protocollo FMSI per atleti non professionisti post Covid-19“, nel quale si rimanda al documento FMSI al link: https://fmsi.it/images/img/news/Circolare-idoneit-sportiva-np-covid-13-1-21.pdf

La prima riflessione che vorremmo sottoporre all’attenzione del CNAR è il fatto che a nostro modesto parere, in particolar modo, gli arbitri regionali non sono e non possono essere equiparati ad atleti professionisti così come definito nella Legge del 23 marzo del 1981 n.91 (https://scuoladellosport.coni.it/images/documenti/Normativa_Sport/Professionismo/Legge_23_marzo_1981_n.91.pdf), questo perchè dalla Federazione ricevono un compenso, sotto forma di rimborso spese, per le prestazioni prestate.

La seconda riflessione riguarda quanto scritto nella Circolare con oggetto: “Idoneità all’attività sportiva agonistica in atleti non professionisti Covid-19 guariti e in atleti con sintomi suggestivi per Covid-19 in assenza di diagnosi da sars-cov-2“, dove si fa una distinzione tra 2 categorie di atleti:

  • Tipo A (a pagina 4) = Atleti Covid-19+ (positivi) accertati e con guarigione accertata secondo la normativa vigente [….], con la suddivisione per gravità in A1 sintomatologia lieve/A2 sintomatologia moderata/A3 sintomatologia grave.
  • Tipo B (a pagina 5) = Atleti Covid-19 – (negativi) e atleti asintomatici (non testati) nel periodo della pandemia.

Per gli atleti riconducibili nel gruppo A, si raccomandano degli accertamenti (esami strumentali) più approfonditi per verificare ed evitare ulteriori strascichi cardio-respiratori.

Per gli atleti riconducibili al gruppo B, questi “dovranno effettuare gli accertamenti sanitari previsti dalla normativa ai fini dell’eventuale riconoscimento dell’idoneità, nonché ulteriori esami specialistici e strumentali richiesti dal medico valutatore su motivato sospetto clinico. Si ritiene infine che per gli atleti che non siano risultati positivi e per gli atleti “asintomatici non testati per Covid-19″ si debba procedere a visita di idoneità nel rispetto della scadenza naturale della precedente certificazione”.

Sotto il punto di vista medico, il pensiero è ineccepibile perché troviamo corretto che si tuteli la salute dell’atleta con le necessarie verifiche strumentali del caso, qualora quest’ultimo abbia contratto il Covid presentando una sintomatologia ed evitare ripercussioni, anche gravi. Tuttavia, per gli atleti Covid19 positivi ma asintomatici, troviamo che questo possa essere un aggravio economico eccessivo da dover affrontare -si parla di circa 200,00€-, che potrebbe portare un ulteriore disaffezionamento dal ruolo arbitrale, e rischiando di lasciare i comitati regionali con una compagine ulteriormente ridotta all’osso, anche nell’ottica che per questi colleghi nel più positivo dei casi avranno degli incontri da arbitrare e quindi rientrare delle spese effettuate, ma nella peggiore delle ipotesi alcuna partita (per mancate condizioni di sicurezza, o altro), e rischiare di non vedere recuperata la spesa affrontata per le opportune visite.

Non sarebbe il caso di rivedere i protocolli e l’attribuzione di attività professionistica attribuita agli arbitri, o in parte di loro (es. Alto Livello / Nazionali)?

RISPOSTA NON PERVENUTA


Ciclicamente rinviamo le medesime domande in attesa di una cortese e dovuta risposta da parte del C.N.Ar. dove ora siedono colleghi che fino a qualche tempo addietro lamentavano una mancanza di comunicazione con gli organi di rappresentanza, stesso trattamento che ora riservano al movimento.

Ricordiamo quanto il GRANDE Totò diceva: “L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque, dottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.”