C’è chi dice no

Primo quadro

Cagliari, 1969-73 ed altri anni a seguire.

A: “Dai Luigi, vieni con noi ma cosa stai a fare lì, qui hai una vita più…moderna, più possibilità di entrare nella storia del calcio, insomma più di tutto…”

B: “Altro? “

A: “Si, se vogliamo toccare anche l’atro argomento….sì. Ti offriamo il doppio esatto dell’ingaggio”

B: “Grazie ma qui mi diverto e vivo il doppio anche guadagnando la metà e non sono santo, né succube di nessuno. Grazie ma non mi interessa.”

Liquidata la questione alla stregua di una vendita di enciclopedie, Luigi terminò la sua carriera e vive tuttora in assoluta pace e libertà.

Luigi “Gigi” Riva, vivente, stella ed emblema eterno del Cagliari Calcio al netto delle offerte annuali delle grandi del Nord. Calcio Italino anni 1969-1973-75

Secondo Quadro

Londra, 25.11.1969

A: “Maestà è arrivato un pacchetto…”

B: “Aprilo tu George che ho fretta, devo presenziare alla riunione dei nobili per la caccia alla volpe di fine anno“

A: “E’ di Giovanni, dice di restituire l‘MBE per motivi suoi, della guerra…non so dove…ma siamo in guerra maestà?”

B: “No in realtà in missione di pace, ma chi è questo Giovanni? Ah, Giovanni, il capellone quello della musica. D’accordo, nessun problema, riponi George, prendi atto in vero stile british. Certo, detto tra noi, vai a far del bene ai giovani ed ai Giovanni…”

Queen Elisabeth, vivente, all’apertura del pacchetto contenente il sigillo MBE, member of british Empire, restituito da John Lennon, Beatles, non più baronetto, come segno di protesta alle politiche belliche della corona Inglese.

Per rispetto di altre e più alte opposizioni di dignità, si segnalano tali due episodi, di mondi e culture diverse, in cui dire no ha avuto più effetto del dire sì incondizionatamente.

Certo niente di paragonabile con una fischiettata in più ed un Amarone a piè di lista, ma talvolta come si può intuire, si può anche dire no.

Quanto sopra ci riporta a piu’ attuali realtà dove l’aver detto “no” segna una linea di principio nel rispetto e nella dignità di una persona prima e di un arbitro dopo.

Terzo quadro

Italia, Corso di aggiornamento via webinar Arbitri e GdL serie A, 03/09/2022

Ci hanno segnalato che durante il Corso di aggiornamento Arbitri di serie A e GdL un collega abbia chiesto la parola per porre delle domande espressamente di natura tecnica all’ancora attuale presidente CNAr (volutamente lo scriviamo con la lettera minuscola, considerato che è stato di fatto sfiduciato) Claudio Giacomel, che ha liquidato la cosa con un mero non è questo ne il luogo ne il momento.

Il collega al rifiuto di rispondere e alla tracotanza di un “se non sei tesserato come scritto nella comunicazione di invito non puoi stare qui” ha civilmente, rispettosamente ed educatamente spento telecamera e microfono, “dicendo”, con un’azione non per tutti, ma a tutti, NO a questo atteggiamento, NO alla mancanza di dialogo, NO alla maleducazione (domandare è lecito, rispondere è cortesia), NO alla prepotenza e NO non mi rappresenti.


Cosa mai di così sconvolgente voleva chiedere e come sono andate effettivamente le cose?

Ripercorriamo:

Atto I

Il presidente aveva appena terminato di decantare i risultati ottenuti nel corso della precedente stagione sportiva, si era premurato di rassicurare tutti che lui non aveva colpe se il Raduno non era in presenza ed aveva affermato che il Rugby cambia e bisogna adeguarsi (certo il rugby si, lui no) chiudendo con la sua metafora dell’albero e della necessità di tagliare i rami che non producono più frutti (pensiero introspettivo?); la parola poi è passata al Tecnico di Base F. Urbani alla cui chiusura il collega ha chiesto di poter fare alcun domande.

Atto II

Considerato che aveva premesso: “si tratta di domande tecniche, senza polemica alcuna, riguardanti la chiusura della precedente stagione e l’inizio di questa”, è stato subito zittito dal direttore del Corso, l’onnipresente M. Borgato, che ha sentenziato non fossero pertinenti (ma come? Ha proprietà divinatorie? Le censura prima di sentirle…?)

Atto III

Il collega ha dunque chiesto al Presidente se, cortesemente, fosse lui disponibile a rispondere ma sempre picche è stato il seme ricevuto e quando ha provato a replicare affermando che anche nella vita vera (il mondo del lavoro) i capi sono imposti ma rispondono delle loro azioni e sono soggetti alla valutazione anche dei collaboratori, il nostro si è premurato di sfoderare il jolly del mancato tesseramento.

Ma quali erano queste scabrose domande?

  1. Se gli assistenti nazionali sono stati utilizzati da ottobre a maggio, perché nelle fasi finali (dove ci sono le stesse squadre) non sono stati designati? Erano considerati non in grado di farlo anche dal referee manager e dal designatore?
  2. Se gli assistenti nazionali sono stati utilizzati in ruolo di 4°, 5° e 6° nel TOP10 e nelle manifestazioni europee (URC, EPRC, 6N U20), perché nelle fasi finali della TOP10 non sono stati designati? Erano considerati non in grado di farlo?
  3. Nessun assistente arbitrale, pur avendo valutazioni positive, è stato “promosso” nel pannello di TOP10. Il referee manager ed il designatore condividono o avevano invece proposto l’up grade di qualcuno?

Il collega ha lasciato queste domande nella chat del raduno affinché fosse evidente quale fosse il tenore delle richieste: legittime e pertinenti.


Ma tant’è…che due domande rispetto a quanto successo (confermato da più parti) ci sovvengono:

  1. La verifica e il controllo su tutti i presenti relativamente al loro tesseramento non è stata fatta, perché sappiamo per certo che non era il solo e l’unico non tesserato, o tutti dentro o tutti fuori (ricordiamo che il Corso aggiornamento è aperto a tutti, tesserati o non tesserati, unica discriminante è la validità, se sei tesserato ti vale come aggiornamento, se non lo sei no)
  2. Visto e considerato che il dialogo e il confronto non fanno parte del vocabolario del presidente, perché non ci smentisce e si siede al tavolo per una chiacchierata anche informale con noi?

Segreteria L.I.A.R.