Un uomo solo al comando

“C’è un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è…”. E qui si entra nell’epica sportiva, chi non conosce il nome dell’uomo abbandoni tale ambito e si dedichi, da subito, ai fritti. L’espressione ovviamente è legata al campionissimo Fausto Coppi e al suo anno monstre il 1949, così come leggendariamente veniva celebrato da Mario Ferretti. Causalmente, i colori della maglia sono gli stessi, il biancoceleste del San Donà, ma lo sport no. Ci riferiamo, ovviamente, al presidente degli Arbitri Italiani Claudio Giacomel, Sandonatese, pronto a scalare il Col de Vars del mondo dirigenziale-rugbystico e che forse (viste le virili proteste inscenate) ha già scollinato. Fatti noti che meritano un bignami d’attenzione: radiato l’arbitro Spadoni, sconquasso nei panel della stagione 2022/2023, richiesta di un ritocco alla gettonella di appartenenza.

Ricordiamo che il presidente in una intervista del 29 luglio 2021 affermava “L’idea che è che puoi avere un bellissimo albero, ma senza le radici anche i frutti più belli marciscono. E le regioni sono le radici che devono alimentare la pianta e portare alla maturazione dei frutti migliori, gli arbitri di massimo livello. Un albero va curato in tutte le sue parti, quindi ci saranno i tecnici che rassoderanno il terreno e quelli che si occuperanno dei frutti”, ma non ci sembra che in alcun modo abbia utilizzato l’”humus giusto”, piuttosto un’accetta e mal usata, non sui rami, ma piuttosto sulle radici stesse.

È nostra opinione che i malumori estivi siano davvero una deliziosa pietanza cucinata dal presidente il quale, nei raduni di qualche lustro or sono, ci consigliava spesso di mantenere cinque schei (soldi) di ignoranza nella “scarsea” (it. tasca). Il consiglio spesso si rivelava utile di fronte alle rimostranze di seconde linee non proprio dedite alla carriera diplomatica. Ma in questa estate si è andati oltre. Dismettere alcuni arbitri (di tutte le categorie, tutte. Precisazione dovuta per chi non riesce proprio a valicare il perimetro del proprio orticello) senza neanche una comunicazione ufficiale od una telefonata denota un decisionismo di cui non sentiamo davvero la necessità.

Almeno, in altri regni, le missive venivano siglate da una formula cinica ed elegante: “Crediamo che la tua soddisfazione possa trovare giusto collocamento nella categoria di appartenenza” ci veniva comunicato frenando definitivamente le orgogliose ed ambiziose richieste di passare dalle giovanili dell’Under 4 alle più impegnative e probanti prestazioni richieste dalla categoria Under 6. E volendo si poteva accedere, mai circostanza avvenuta, ai referti dei Commissari sancenti di tale definitiva bocciatura.

Bada bene, in quei regni c’erano altri embrioni di odierni scempi, ma almeno prima venivano considerati preziosissimi i referti dei tutor, che davano valore o meno a queste scelte.

È sempre il presidente, nella medesima intervista, che affermava “La priorità è la crescita degli arbitri. Finora i settori di élite hanno avuto a disposizione tutto ciò che era necessario, sotto abbiamo fatto più fatica. Ho posto rimedio a questo con la creazione di una struttura di valutatori delle prestazioni degli arbitri di tutte le categorie…non ci baseremo più soltanto sulle impressioni personali del valutatore. Faremo per la serie B e la serie C ciò che è stato fatto per il Top 10. E ci sarà un responsabile dei valutatori per ogni categoria”.

Oggi, A.D. 2022, niente di tutto questo.

Nessun referto, nessuna valutazione visibile e soprattutto nessun verbale delle riunioni Cnar. Si apprendono dismissioni, bocciature, retrocessioni a cose fatte (e f.t.m. oseremmo dire per mantenere la metafora col ciclismo, vista la data di pubblicazione dei Panel) senza un reale incontro tra soggetti che necessitano il dovere, quasi l’obbligo verrebbe da dire, di parlarsi (forse restituire la lancia ai propri alfieri poteva tornare utile in questa circostanza. Responsabilità̀ da ripartire diremmo).

Chi non è colto da suo stupore, in buona fede, sapeva già tutto prima.

Purtroppo il settore ha dimostrato possedere, nella gestione Giacomel, più incongruenze della molecola del Covid 19, tristemente e graficamente conosciuta. Una forma rotonda costellata da miriadi di piccole protuberanze le quali, d’origine ascara, si adattano e si riciclano ad ogni passaggio di stagione.

I motivi per cui si chiedono le DIMISSIONI del presidente Giacomel sono racchiusi in questa plastica identificazione grafica.

Il malandato settore arbitrale sempre più esiguo e sempre più cameriere delle altre Nazioni aveva bisogno di tutto, tranne di un presidente che eleva a sistema la propria incomunicabilità. Ufficiale, s’intende, ma è di quella che abbiamo bisogno. Chi, come, dove e perché ci si trova in una categoria e quando, come e dove non si milita in un’altra, perché si ricoprono fino a sei ruoli nel Panel. Sembra attività semplice ma evidentemente non lo è, come dimostra il recente Panel pubblicato tra una granatina ed i primi temporali d’agosto. “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca” amava ripetere il genio del dubbio e del doppio gioco, Giulio Andreotti.

La nostra, caro presidente, è una richiesta sincera, avanzata dalla sola passione per la palla ovale e lontana, ci creda, da ogni ambizione degna di “Poltrone e Sofà”, così ben frequentata anche presso i suoi astanti. Ed ai fratelli arbitri si chiede, per una volta, di palesarsi in modo chiaro e limpido, non trasformandosi in rivoluzionari i primi d’agosto (sarebbe interessante vedere quali magliette indosseranno durante la rivoluzione) o in “vorrei ma non posso” di carne ed ossa. In tal modo si evita di passare alla storia, stante la velocità superiore a quella di San Paolo nel convertirsi alla loro, personalissima, Damasco (la citta, s’intende).

La Segreteria L.I.A.R.