Il rugby che vogliamo domani non è questo

Abbiamo atteso e fino ad oggi non abbiamo commentato, palesato parola o espresso giudizi, ora, anche su richiesta dei nostri iscritti e da terzi ci è stata chiesta una riflessione, un pensiero unico che dia voce ai silenti.
Quel che possiamo affermare, dopo aver letto gli atti, è che la decisione è stata esemplare, mai, nel passato che ricordiamo, era accaduta una cosa del genere, in FIR.
Uno dei primi problemi che emerge ora è la posizione che la FIR si troverà ad avere con le diverse Union, poiché la piattaforma AMS è “condivisa” e in talune realtà le valutazioni vengono compilate in regime di autoanalisi e trasparenza da parte dello stesso arbitro, cosa che è ben chiara che nella nostra realtà non è possibile fare, visto quanto accaduto.
Il secondo problema che la FIR ed il movimento arbitrale dovranno affrontare è quello che quanto accaduto non venga generalizzato dagli addetti ai lavori (squadre, allenatori, presidenti, ecc.) gettando, già su un movimento martoriato e sfinito, dubbi e timori, ponendo i colleghi arbitri in una situazione di svantaggio in campo la domenica, dando adito a “violenze” verbali e non che negli ultimi anni, è doveroso dirlo, sono aumentate.
Il terzo problema è che la sentenza ha amplificato e dato risalto ad ombre sulla governance attuale ponendo la FIR non proprio in buona luce con le altre Union. Già sentiamo una vocina sorridente e sarcastica che sussurra, nemmeno così tanto sotto voce, “Ah! I soliti Italiani!”.
Non vogliamo commentare la decisione del Tribunale Federale, ci saranno penne più capaci di noi che scriveranno tanto e troppo a riguardo, anche perché ribadiamo, dal nostro punto di vista, quello arbitrale, la decisione risulta commisurata, sia a livello di immagine che di trasparenza.
E’ doveroso però soffermarci su una domanda a cui nessuno ancora, se non noi della LIAR, ha dato una dettagliata risposta: “Perché qualcuno è arrivato a tanto?”
Per noi la risposta è quotidianamente sotto gli occhi degli addetti ai lavori, è nel nostro programma, è nelle nostre battaglie come Associazione, è nella dignità persa avvilita della classe arbitrale, è talmente e palesemente evidente che nessuno, prima di noi, e pochi con noi, in forma diversa ed in ambiti diversi della FIR, ha osato o oserebbe proferire, questo perché la gran parte del movimento federale è la stessa che preferisce che le cose rimangano come sono attualmente, piatte, scialbe e prive di iniziative nuove e adattabili ai tempi che cambiano.
La migliore fotografia della situazione odierna legata al movimento rugbistico italiano l’ha data un nostro tesserato affermando: “Esiste il Vecchio Rugby e il Nuovo Rugby: se il Vecchio Rugby non lascia spazio al Nuovo, per propri interessi o altro, difficilmente si andrà avanti”.
In diverse occasioni abbiamo fatto presente il fatto che in tanti si riempiono la bocca con parole come Lealtà, Impegno, Sostegno, Meritocrazia e molte altre che vengono legate al nostro Sport, ma in pochi le applicano al quotidiano dentro e fuori i palazzi decisionali e questo lo abbiamo sempre denunciato.
Il sistema è da rinnovare nella struttura e nelle finalità, insomma da ricostruire, ma non con personaggi ancorati a vecchie visioni politico-poltronistiche del “Vecchio Rugby”, perché non farebbero altro che “potare l’albero da frutta” quel tanto che basta a cambiarne temporaneamente l’aspetto, per poi avere sempre gli stessi frutti. Se necessario, occorre sradicare tutto e ricominciare da zero. In questo contesto la LIAR ripudia comportamenti arbitrali scorretti e disonesti come quelli che purtroppo stiamo vivendo.
Occorre una decisa presa di posizione ed anche un bagno di umiltà, riconoscendo quanto accaduto come una sconfitta del sistema, una sconfitta dell’attuale dirigenza del CNar e della FIR. “Dopo molte analisi” la LIAR ritiene, per il bene di tutto il movimento, che l’attuale rappresentanza del Cnar debba dimettersi ed insieme ad esso, sulla base delle affermazioni pubblicate sul sito Pianeta Rugby la stessa cosa debba farla anche il board di ARIA:

  • Come facevano a sapere che era in corso una indagine della Procura Federale?
  • Hanno avuto accesso ad atti non pubblici?
  • Chi li aveva informati?

Per la LIAR questi fatti sono di oggettiva gravità.
Ascoltare, recepire e condividere in un tavolo allargato a tutte le rappresentanze, soluzioni, possibilità e progetti per riappropriarsi di quei valori che fanno grande il nostro sport non più e non solo a parole, ma con fatti e concretezza, muovendosi come un team proiettati verso la meta, insieme, uniti e coesi.
In questo contesto chiediamo con forza che la LIAR venga ascoltata dagli organi federali.
La LIAR ad oggi è la sola realtà associativa presente nel panorama arbitrale rugbistico ad aver presentato un progetto nuovo, messo a disposizione e condiviso e già inviato tempo addietro a chi di dovere.
La LIAR auspica con forza un consigliere federale in quota arbitri e “affosserà, nelle modalità che gli sono proprie, subito chi pensa che tornare al passato glorioso dell’italrugby sia la soluzione migliore, il passato ha portato a questo presente”.